
Il rapimento della Luna
Autrice: Giulietta
Io sono la Luna. Alcuni mi considerano come la protettrice degli innamorati, la signore della notte e l’ispiratrice immortale dei poeti, altri mi vedono solo come il satellite della Terra, un corpo roccioso che riflette i raggi solari, ma in ogni caso vengo rispettata da tutti. O meglio, quasi tutti. I lupi mannari mi detestano, perché è a causa della mia luce che si trasformano in bestie e, anche se io non posso fare nulla per impedire che questo fenomeno accada, si ostinano a darmi la colpa di tutte le loro sofferenze. Non ho mai dato molto peso a questo odio insensato, fino al momento in cui sono stata rapita. Proprio così! Accadde qualche tempo fa.Uno degli uomini-lupo, non so bene come, riuscì a raggiungermi durante il breve lasso di tempo che intercorre tra il tramonto del Sole e la mia ascesa al cielo. Successe così in fretta che non riesco a ricostruire i fatti con precisione. Un attimo prima stavo controllando che le stelle dell’Orsa Minore fossero tutte al loro posto (non potete immaginare quanto siano capricciose, specialmente quella Polare) e un attimo dopo un paio di grosse mani robuste mi aveva afferrata saldamente. Quel maledettissimo lupo mannaro prese a trascinarmi giù verso la Terra, senza mai allentare la presa, tanto che iniziò a farmi male, una cosa nuova per me, perché non avevo mai provato dolore nemmeno con l’impatto di qualche meteorite. Via via che scendevamo accadeva un’altra cosa preoccupante: la mia consistenza iniziò a cambiare, diventando sempre più morbida e appiccicosa, tanto da farmi sentire simile a una gelatina. Ero stupefatta e offesa da questo fatto, e la mia indignazione crebbe quando colui che mi aveva rapita mi mostrò al suo amico ed entrambi emisero borbottii disgustati e fecero commenti acidi, paragonandomi addirittura a un palloncino!“Ma insomma” pensai “sono la Luna, non un haggis! I poeti hanno tessuto per secoli le mie lodi, gli antichi mi hanno divinizzata, ho attirato per secoli l’interesse di scienziati e astrologi, possiedo un fascino irresistibile e queste bestiacce osano trattarmi così? Quando mai si è vista una cosa del genere?” Ero così infuriata che smisi di fare caso ai due licantropi finchè non mi accorsi che si erano avvicinati alla cappa del camino. Sentendo la presa su di me che si allentava e senza pensarci due volte, schizzai verso l’alto come un razzo, cercando di ignorare l’ultimo commento di uno degli uomini, che mi definiva “viscida e grassa” (!!!)Purtroppo la mia corsa verso la libertà venne quasi subito rallentata dall’eccessiva strettezza della gola del camino, e fui costretta a procedere lentamente e a fatica, tra fitte di dolore dovute al comprimersi del mio nuovo corpo molliccio. Alla fine, dopo molto sudore e varie imprecazioni (che spero la Costellazione della Croce non abbia sentito) riuscii a raggiungere l’aria aperta. Stavo per cantare vittoria quando mi resi conto con orrore che la fuliggine e il fumo della cappa mi erano rimasti addosso, rendendomi perfino più scura di quando scompaio alla vista per la fase di luna nuova.Quella notte fu orrenda. Mezzo mondo impazzì nel non vedermi brillare insieme alle stelle, e per molti mesi giornali e notiziari commentarono preoccupati la mia improvvisa scomparsa. Ovviamente tutto ciò non scalfiva minimamente l’umore dei due colpevoli, che per tutto il tempo risero e scherzarono alla mie spalle, mentre io dal cielo li maledicevo e promettevo di vendicarmi. Cercai di rimettermi il più velocemente possibile, e anche se gran parte delle ferite ottenute durante la fuga erano scomparse col ritorno alla mia originale solidità, quando finalmente la fuliggine e lo sporco iniziarono a diradarsi avevo ancora qualche ammaccatura. Tutta colpa di quei brutti… [la produzione ha ritenuto più saggio non continuare con la colorita serie di epiteti riferita ai due licantropi. Vogliamo inoltre fornire un consiglio ai lettori: non mettetevi mai contro la signora della notte, se si dice “lunatica” di una persona facilmente irritabile ci sarà un motivo]